Posta sotto il dominio di Venere, la bardana risulta essere una delle piante più singolari in quanto si comporta come un “antibiotico” molto simile alla penicillina, utile per combattere gli stafilococchi, gli streptococchi, i pneumococchi.
Risulta essere un eccellente antisifilitico e si dice che la radice fresca abbia guarito Enrico II dalla blenorragia.
Come tutte le piante venusine, è un eccellente depurativo che in virtù delle sue funzioni si impiega come diuretico, eliminatore dell’acido urico, nelle litiasi urinarie e nella gotta.
Stimola adeguatamente i reni e la traspirazione insensibile della pelle, scarica così le scorie metaboliche accumulate nel connettivo e negli strati profondi della pelle, causa di manifestazioni a carattere dermatologico. Antiemorragica polmonare, favorisce l’espulsione del muco bronchiale purulento, mitiga le coliche vescicali, disgrega i calcoli renali prevenendone la formazione e favorisce l’espulsione della renella, giova nei dolori osteo-articolari, cicatrizza ferite e ulcerazioni.
La bardana potenzia dunque sia in quantità che in qualità la diuresi, la sudorazione cutanea e la dinamica linfatica, ottenendo un significativo ricambio connettivale e la sua depurazione.17
La bardana perciò può essere vantaggiosamente usata per l’acne seborroica, rosacea e volgare, nelle dermopatie, negli ingorghi linfatici, nelle varie forme di artritismo e nel reumatismo articolare cronico.
La tradizione popolare l’ha sempre usata oltre che come depurativo e antigottoso, anche nelle irrigazioni vaginali per combattere efficacemente i fibromi.