Il carciofo è stato utilizzato nell’alimentazione umana sin dall’antichità. I Greci e soprattutto i Romani lo apprezzarono per il valore nutritivo. Lo stesso Plinio ne parla come un ortaggio di lusso riservato alla mensa dei Patrizi. Galeno ne prescriveva il decotto della radice nel vino, allo scopo di disintossicare l’organismo.
Il carciofo stimola in modo deciso la fisiologia della detossicazione dell’organismo, attivando il metabolismo epatico e l’escrezione renale. Per la sua proprietà colagogo-coleretica favorisce l’eliminazione delle tossine che vengono inviate dal fegato all’intestino.
L’azione del Carciofo è presente nella normalizzazione della colesterolemia, per la sua spiccata attività coleretica determina una aumentata escrezione del colesterolo attraverso la bile. Il carciofo può esercitare un effetto preventivo nelle persone predisposte alla calcolosi.
Lo si impiega nei casi di dispepsia, quando si presenta “conflitto” fra fegato e stomaco, causa frequente di gastrite cronica ed ulcera, con presenza di gonfiore all’epigastrio ed all’addome, nausea, vomito, rigurgiti acidi.
La cinarina ed i cinarosidi, presenti nella pianta, hanno la capacità di proteggere le membrane del parenchima epatico stimolando anche delle catene enzimatiche alla base del metabolismo del fegato. Il carciofo dunque è un acceleratore del metabolismo epatico che depura il sangue ed elimina le tossine metaboliche attraverso la via renale e intestinale; tale effetto può essere sfruttato in molte affezioni dell’organismo quali: insufficienze epatiche, ipercolesterolemia, aterosclerosi e segni associati (vertigini, cefalee, ronzio alle orecchie …), gotta, stati pletorici.